Mancano ormai meno di 24 ore
all'attesissimo aggiornamento sullo stato della ricerca del bosone di
Higgs da parte degli esperimenti ATLAS e CMS, situati presso il Large
Hadron Collider (LHC) del CERN di Ginevra.
L'annuncio del seminario (il webcast per il pubblico sarà disponibile qui), avvenuto la
settimana scorsa da parte del direttore generale del CERN, Rolf
Heuer, e anticipato dai soliti “rumors” che accompagnano ormai
immancabilmente gli annunci scientifici più importanti (si veda il
caso dei neutrini superluminali), ha suscitato un interesse mediatico
notevole, con siti e giornali che hanno fatto e fanno tuttora a gara
per dare la notizia che il bosone di Higgs sia ormai stato trovato, affermando di avere come fonti scienziati interni alla collaborazione, che vogliono però sempre rimanere anonime.
Ma parliamo ora un pochino del protagonista di tutti questi rumors.
Il bosone di Higgs rappresenta da circa mezzo secolo il tassello mancante del Modello Standard. Predetto nel 1964 da Peter Higgs (ad onor di cronaca, andrebbero citati anche François Englert, Carl Hagen e Gerald Guralnik) è, ai giorni nostri, l'unica particella prevista del Modello Standard a non essere stata ancora osservata sperimentalmente, pur rappresentandone uno degli ingredienti fondamentali, dal momento che dalla sua scoperta dipende fortemente la coerenza dell'intero modello. Infatti il bosone di Higgs è il risultato di un “trucco matematico” che permette di unificare la forza elettromagnetica con quella debole in una singola interazione, denominata (con mancanza di fantasia) elettrodebole. Tale particella inoltre sarebbe la responsabile della massa delle altre particelle elementari, che deriverebbe dall'interazione di queste ultime con un campo quantistico che permea tutto l'universo, il campo di Higgs per l'appunto, di cui il bosone costituisce il vettore. Mi riservo un post più lungo su questo argomento se la scoperta del bosone di Higgs venisse annunciata, cioè nel caso in cui il segnale raggiunga una significanza di 5 sigma, che corrisponde a dire che vi è solamente lo 0.00006% di probabilità che il segnale sia una fluttuazione statistica!!
Il bosone di Higgs rappresenta da circa mezzo secolo il tassello mancante del Modello Standard. Predetto nel 1964 da Peter Higgs (ad onor di cronaca, andrebbero citati anche François Englert, Carl Hagen e Gerald Guralnik) è, ai giorni nostri, l'unica particella prevista del Modello Standard a non essere stata ancora osservata sperimentalmente, pur rappresentandone uno degli ingredienti fondamentali, dal momento che dalla sua scoperta dipende fortemente la coerenza dell'intero modello. Infatti il bosone di Higgs è il risultato di un “trucco matematico” che permette di unificare la forza elettromagnetica con quella debole in una singola interazione, denominata (con mancanza di fantasia) elettrodebole. Tale particella inoltre sarebbe la responsabile della massa delle altre particelle elementari, che deriverebbe dall'interazione di queste ultime con un campo quantistico che permea tutto l'universo, il campo di Higgs per l'appunto, di cui il bosone costituisce il vettore. Mi riservo un post più lungo su questo argomento se la scoperta del bosone di Higgs venisse annunciata, cioè nel caso in cui il segnale raggiunga una significanza di 5 sigma, che corrisponde a dire che vi è solamente lo 0.00006% di probabilità che il segnale sia una fluttuazione statistica!!
Ma se anche domani dovesse arrivare una
conferma che i dati di entrambi gli esperimenti, ATLAS e CMS,
contengono un eccesso significativo intorno a 125 GeV (gigaelettronvolt),
che è lo stesso valore suggerito dai dati dello scorso anno,
sicuramente bisognerebbe poi attendere nuovi dati per confermare se
tale eccesso si comporta come noi ci attendiamo che il bosone di
Higgs si comporti nel Modello Standard. Ad
esempio, se il rate di produzione risultasse diverso da quello predetto, questo potrebbe
implicare l'esistenza di nuove particelle esotiche non predette
dal Modello Standard stesso.
Ma prima di fantasticare troppo, è
meglio attendere la conferenza di domani, dal momento che cosa esattamente decideranno di mostrare, onestamente, pochi lo sanno. Sicuramente posso
immaginare che questi ultimi giorni siano stati abbastanza frenetici
per i ricercatori di ATLAS e CMS che hanno affrontato la gargantuesca
impresa di analizzare dati raccolti fino ad appena pochi giorni fa
(il 18 Giugno per l'esattezza) per poter aumentare la statistica a
disposizione.
Se volete un po' stuzzicarvi l'appetito
prima della portata principale, potete guardare ai risultati
trasmessi ieri dagli scienziati che hanno analizzato i dati degli
esperimenti CDF e D0, situati presso il Tevatron del Fermilab. Il
collider del Tevatron, il più grande acceleratore prima dell'avvento
di LHC, è stato spento lo scorso settembre, quindi il quantitativo
di dati non è aumentato dall'ultimo update pubblico fatto alla
Conferenza di Moriond in Marzo.
Durante il seminario di ieri sono stati
però riportati i risultati, rivisitati e migliorati, di dieci anni
di ricerche, riassunti in questo preprint postato sul sito di arXiv e consultabili anche qui.
Ciò che c'è
di nuovo rispetto all'update di Marzo è che l'eccesso che era stato
osservato allora dalla collaborazione CDF, guardando il canale in cui
l'Higgs decade in una coppia b-bbar, è stato ora confermato anche
dalla collaborazione D0, rendendo il risultato più credibile (eccesso visibile nella figura sottostante).
In tutto, questi due esperimenti vedono una significanza locale di 2.9 sigma (ricordate che per acclamare la scoperta abbiamo bisogno di 5 sigma), ovvero c'è una probabilità su 550 che questo risultato sia dovuto a fluttuazioni statistiche, per una massa dell'Higgs intorno a 120 GeV (più precisamente non possono escludere la regione di massa compresa tra 115 e 135 GeV). Tale massa è però a sua volta 2.7 sigma lontano dal valore della massa dell'Higgs suggerito dalle collaborazioni CDF e ATLAS lo scorso Dicembre, che (forse?!) verrà riconfermato domani.
Quindi, come afferma Rob Roser, uno dei relatori del Fermilab: “Serviranno i risultati dagli esperimenti al Large Hadron Collider, in Europa, per proclamare la scoperta". Attendiamo quindi la conferenza di domani, per vedere se anche gli esperimenti del CERN confermano l'eccesso visto dal Tevatron (in realtà per raggiungere la stessa statistica nello stesso canale usato da loro bisognerà attendere la fine dell'anno), per chiarire se tale eccesso è reale o meno.
Concludo con una frase di Martinus
Veltman, professore emorito di Fisica all'Università del Michigan
in Ann Arbor, che ha condiviso il Premio Nobel in Fisica nel 1999 con il suo dottorando Gerardus 't Hooft per
il suo lavoro sul Modello Standard:
“Fine, there is something there – a
resonance! Now we have to find out if it has all the properties that
the Higgs is supposed to have.”
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