Alzi la mano chi conosce i preoni!! Cosa sono i preoni? Suvvia tutti li
conosciamo, sono le ulteriori particelle elementari che pare costituiscono,
udite udite, i quark e i leptoni… va bene che ormai siamo abituati ad una
fisica che imita lo stile delle mastrioske russe però forse ci stiamo spingendo
troppo in là. Ma accantoniamo i giudizi soggettivi di stile e facciamo un
piccola presentazione. Il modello fu proposto dai fisici Jogesh Pati e Abdus
Salam (noto per il contributo alla teoria elettrodebole e che insieme a Sheldon
L. Glashow e Steven Weimberg vinse il premio Nobel per la fisica nel 1979, fu
inoltre uno dei fondatori dell’ICTP International Centre for Theoretical
Physics a cui ora è dedicato) nel 1974 con un articolo sulla rivista Physical
Review (http://prd.aps.org/abstract/PRD/v10/i1/p275_1),
articolo poi susseguito da molti altri contributi tra i quali quello di
Terazawa, Harari e Ne’eman.
Il modello a preoni si propone di
spiegare in maniera ambiziosa come calcolare i parametri che sono attualmente
inseriti ad hoc nel Modello Standard, di spiegare perché esistono esattamente
tre generazioni di fermioni, spinge per ridurre il gran numero delle particelle
elementari ad un numero minore di particelle fondamentali e cerca di dare una
spiegazione al perché esista una così grande varietà nelle masse osservate
delle supposte particelle elementari, e questo solo per citarne alcune.
Inoltre, come suggerisce un articolo di alcuni autori tra cui S. Fredriksson e
J. Hansson (http://arxiv.org/abs/hep-ph/9709227), da cui
ho preso spunto per il titolo del post, alcuni modelli a preoni intendono
fornire una spiegazione alternativa della rottura di simmetria elettrodebole
senza invocare il campo di Higgs. Nessuno di questi modelli ha tuttavia
guadaganto ampia accettazione nel mondo della fisica anche a causa della
mancanza di conferme sperimentali che si attendevano dagli accelleratori di
particelle. Ma nel 2007 ancora lo stesso J. Hansonn e un suo studente F.
Sandin, con un articolo dal titolo “The observational legacy of preon stars-
probing new physics beyond the LHC” (http://arxiv.org/abs/astro-ph/0701768),
propongono che se i quark sono costituiti da queste subparticelle allora ci
deve essere stata una fase dopo il Big bang nella quale si sono venute a creare
delle formazioni stabili di preoni che tuttora persistono nell’universo.
Queste
strutture potrebbero essere rilevate con le attuali tecniche astronomiche. E
si, perché questi oggetti che si suppongono più densi delle stelle di neutroni,
secondo i loro calcoli, potrebbero essere piccoli come un “pisello” e quindi
entrare dritte dritte come candidate a componenti della materia oscura. Saremo
mai capaci di osservare simili formazioni? E se si dovessero osservare avremo
mai la certezza che si trattino proprio di “bolle” di particelle ancora “più
fondamentali” dei quark e dei leptoni? Come ogni teoria ha bisogno di una
conferma sperimentale e per ora io, sebbene abbia esposto le mie riserve
implicitamente all’inizio del blog, sono pronto a concedergli il beneficio del
dubbio, infondo nella scienza e soprattutto nella fisica siamo abituati a idee
ben più strampalate di queste.. cosa saranno mai due o tre particelle ancora
più elementari? J
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